No, non è un post nel quale parlo di una crisi mistico-religiosa che mi vede implorante in ginocchio davanti un idolo a chiedere perdono dei miei peccati, è solamente una riflessione su l'importanza di avere qualcosa in cui credere, un obiettivo a breve o lungo termine che sia. Il trovarsi nella posizione di avere un desiderio da esaudire, un'idea da proseguire, è un bisogno umanamente vitale, un meccanismo che dona alla vita un senso per il quale essere vissuta. Parla una persona che ha sempre avuto una vaga idea di cosa fare nel futuro, che fino a ventun'anni vedendo i primi progetti irrealizzati si è lasciata più o meno trasportare dagli eventi, passiva a scelte altrui e irrimediabilmente delusa dal mondo; si aggiunge a questo anche l'essere stato cresciuto con un'impronta cinica, densa di quel pessimismo che si fraintende per realismo, sfociante ovviamente in una visione nichilista, nel rifiuto di prendere parte a progetti altrui ma allo stesso tempo incapace di crearne di personali perché "niente può funzionare, nulla di nulla ha significato".
Il parkour è stato un primo fulmine a ciel sereno, l'idea che certi movimenti visti fino ad allora nei videogame o nei film fossero possibili, per di più accessibili a chiunque ne avesse la volontà seria e determinata di ottenerli attraverso il duro allenamento, senza maestri veri e propri, è stata causa di un fatale innamoramento che ha portato una persona da sempre refrattaria al movimento fisico a dedicarsi con passione e dedizione a qualcosa del quale fin poco prima neanche ne conosceva l'esistenza.
Ora le cose sono un po' meno edulcorate che all'inizio, i tempi per ottenere "quei movimenti" si sono dilatati, probabilmente alcune cose non riuscirò neanche mai ad averle e per altre avrei effettivamente bisogno di un maestro che mi indirizzi su come muovermi correttamente. Tuttavia non vedo il motivo per mollare, mi piace, ho ancora troppi "conti in sospeso" e sono certo di poter ottenere ancora molto da me stesso per crescere o semplicemente per nutrire il mio ego... inoltre continua ad essere un motore per conoscere gente, socializzare, muovermi e tessere nuove amicizie. In ogni caso mi è ovvio constatare che la determinazione iniziale è venuta meno, si è creata di più l'abitudine in ciò che faccio e ancora una volta mi sono ritrovato isolato di fronte al mondo, frustrato di fronte una vita il cui significato mi era ignoto. Poi è successa (forse di conseguenza) una catena di eventi che mi ha portato a volermi mettere in gioco in un viaggio che non mi ha elargito forse ciò che desideravo, ma mi ha regalato comunque esperienze e motivi di riflessioni con cui crescere e soprattutto la certezza di essere in grado di proseguire quello che avevo idealizzato.
Si ingrana la marcia, si inizia a capire che l'aver riposto speranze in qualcosa da concretizzare, l'aver superato la paura di intraprendere certe scelte, dona fiducia in se stessi e se le aspettative non vengono appagate, saprete su cosa dovete lavorare la prossima volta. Ma l'importante è avere fede, non parlo di quella cieca e violenta tipica dell'idolatria, parlo di quella ponderata, che arriva da lunghi dialoghi con se stessi, dalla constatazione della realtà in cui si vive, quella nella quale ci si ripone senza troppe aspettative ma alla quale si è pronti a sacrifici pur di ottenere almeno in parte quello che si vuole. Abbia questo un significato religioso o pratico che sia.
Non è facile, per me non è stato facile neanche arrivare a questa conclusione, ovvero che una vita senza obiettivi è una vita vuota. Ancor più difficile è capire cosa si vuole realizzare, in cosa dover investire le proprie energie, il proprio tempo, il proprio denaro, la propria vita.
E questo è lo scoglio più grande.
Io ho un obiettivo a breve termine, è arrivato casualmente, l'ho tramutato in ispirazione e ho deciso di seguirlo. Ci ripongo aspettative, mi sacrificherà quasi tutti i miei risparmi e non so se me li restituirà, se saprò portarlo fino a fondo o se addirittura si rivelerà una scelta tragicamente fatale. Ma sono determinato e questo fattore nel mio caso è anche frutto del constatare che la mia vita così com'è non mi piace, che continuare a logorarsi in una situazione che pare immobile in ciò che è positivo e inesorabile su ciò che è negativo, sarà solo infinita fonte di frustrazione e rimpianti. Insomma tra le poche scelte che ho, è quella nella quale mi ci voglio costringere.
A saggiare la determinazione ci sono tante paure, tanti imprevisti, tanti fattori non calcolati, la coscienza che anche se "non si ha nulla da perdere" in verità c'è molto da perdere, tanti elementi personali che ti mettono a disagio di fronte ad una scelta del genere, ti farebbero venire voglia di desistere. Ma c'è il desiderio, c'è la volontà, i sogni, la voglia di mettersi ancora in gioco, di affrontare nuove sfide e questo spazza via parte delle insicurezze più radicate e rende euforici, vitali e lontani dalla depressione anche se per come va la tua vita sentiresti più affine l'avere un cappio intorno al collo. Ed è questa la magia, il potere guaritore di avere fede, il fatto di aver capito che hai delle carte in mano ed è meglio giocarsele anziché stare là eternamente a rifletterci su, inabile a posarle sul tavolo e ritirarsi dalla partita o a giocarsele per vedere come andrà.
Non so che conseguenze porteranno le scelte che sto per fare, so che comunque può durare poco e dopo dovrò cercare un altro obiettivo per sentirmi vivo, in ogni caso sono felice per essere finalmente in grado di pensare a qualcosa di difficile non più come irrealizzabile e ancor di più ad avere il coraggio di dedicarmici seriamente, con determinazione.
A prossimamente, con un post meno ermetico.
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