giovedì 20 luglio 2023

LASCIARE ANDARE

In questi giorni volevo riprendere in mano questo blog e in verità scrivere cose di cui forse scriverò in futuro. Assecondo invece l’ispirazione del momento e butto giù un paio di riflessioni maturate in queste giornate torride e notti insonni. Notare bene che cercherò di essere meno prolisso possibile; non ho più tempo per quello stile descrittivo che mi richiede infinite revisioni e che di base non mi piace più.

Ho buttato un occhio al passato in questi giorni e ho visto una persona quasi sempre in conflitto e sofferente, incapace di trovare quiete su un po' tutti i fronti. Ora su alcune cose (non tutte) quella pace l'ho maturata, ma non è stato un processo semplice, né immediato. Forse è stato fisiologico dell'invecchiare, ma credo perlopiù dettato dalla forte volontà di non stare ancora male con sé stessi e con il mondo.

La zavorra del mio malessere vedo ora essere stata la mia unicità: i miei traumi, i miei desideri, il mio orgoglio, la mia storia, persino il mio nome! E in parte anche quella pratica che ad un certo punto ha iniziato a voler essere espressione di quella unicità e della mia separazione dal mondo.

Per inciso, non c'è niente male di questo. Nel non voler essere omologati, banali, megafoni costanti degli altri e censori delle proprie idee. Ognuno di noi dovrebbe coltivare quell'individualità di pensieri e passioni che ci rendono Cittadini di questo mondo e non cloni. Ma c'è un prezzo del coltivare troppo quell'individualità, nello stare ancorati ai propri traumi e ad un Io che è vecchio e vuole mutare. E quel prezzo è la sofferenza.

Io ho lasciato andare. Il peso forse era troppo e non ho più voluto sostenerlo. Una parte dei miei desideri li ho lasciati andare. Ho mantenuto la direzione acquisita negli anni e insisterò ancora su questa, ma con obiettivi più accessibili e meno volatili. E se non funzionerà, lascerò andare anche questi.

Una parte della mia pratica l'ho lasciata andare, forse a favore di maggiore banalità e debolezza, ma con un po' più di sollievo.

Lascio andare ogni giorno anche in ciò che non rispecchia a pieno il mio Io; senza però essere accondiscendente, né negando la mia identità e quei paletti che sono assoluti nella mia vita.

Rimangono i dolori, le preoccupazioni monetarie, le ansie per il futuro, il peso degli obiettivi. L'insofferenza per come funziona il mondo. Però le mie relazioni sono stabili e serene.
Ho lottato per queste relazioni e ho avuto anche fortuna, ma dubito che se fossi ancora la persona di 5-10 anni fa le cose funzionerebbero così bene.

Certo, c'è l'amarezza di aver abbandonato qualcosa che era fonte di ispirazione assoluta, ma non voglio più mascherare una sostanziale volontà di isolarmi con la pretesa di ascetismo.

E in fin dei conti, anche volendosi fermare del tutto, è stato un viaggio che ha valso la pena di fare fin qua.