domenica 28 agosto 2022

Perfezione imperfetta

Mi avvicino al bordo.

Il senso di vertigine a quell'altezza è schiacciante, un periodo di digiuno dallo stare in equilibrio così in alto ne è la sicura causa. Due giorni prima, appena arrivato a Évry, mi era stato impossibile il solo mettermi in posizione di partenza per quel salto. Il primo dei tre tentativi che mi impongo viene quindi speso solo per riguadagnare confidenza con l'altezza e riuscire a stare in posizione eretta su di quello spigolo infernale.

Trascorro un tempo indefinito, forse un minuto, forse di più, a guardare contemporaneamente l'atterraggio, l'abisso e dentro di me. È un dialogo che consuma, il vento, che soffia contrario, dissuade dal prendere la decisione.
Esausto, scendo dallo spigolo e il primo tentativo è andato.

Il corpo è stanco dopo l'intensa giornata nella foresta di
Fontainebleau, ma la mente è attiva come non mai e la vista non mente: è un salto nelle mie corde! Un paio di drop e qualche salto in altezza mi aiutano a risvegliare il sistema nervoso e a prepararlo ai possibili impatti. Li limito al minimo indispensabile perché so che potrebbero solo alimentare la mia indecisione e togliermi forza... mi dedico dunque al processo più importante: quello sulla motivazione.

S
eggo in meditazione e inizio a scavare a fondo, dentro di me. Ciò che mi ero portato lassù emerge molto più superficiale di quanto credessi, i perché stanno più sotto, più a fondo e sono più primitivi di ciò che avrei pensato. A fatica tre parole emergono e sono il cavallo di battaglia che attendevo: A., C., F.!

Risalgo, questa volta la sensazione di successo è forte, ma esito qualche secondo di troppo a causa del vento contrario e il salto rincomincia a essere la solita spietata voragine d’energia. Le distanze si ingigantiscono e, in un tempo più breve del precedente, mi ritiro sconfitto. Un'ultima possibilità mi rimane, ma sono fiero di come sto affrontando la situazione: saltare o meno non fa ormai più alcuna differenza.

La tensione dei miei compagni, che stanno affrontando la mia stessa battaglia, è palpabile e pesante. Realizzo che la cosa migliore sia di sedermi
a gambe incrociate e attendere che tanto il vento quanto lo spirito si plachino. Dopo qualche minuto mi rialzo e posso udire l'elemento di disturbo del gruppo che sta salendo dalle scale, con la sua musica arrogante. Sorrido perché una tale cafoneria mi pare quasi surreale in una situazione così tesa, eppure mi aiuta a smorzare quella stessa pesantezza consumante di prima. Quasi mi scappa la risata.

Mi avvicino di nuovo al bordo, questa volta senza salire sullo spigolo a guardare il salto ancora una volta, e dopo poco, ancor più surreale, vengo spinto via dal nuovo arrivato. "Spostati, frà". E là a mimare dei tentativi di stacco in plyo o dive front. La scena è così ridicola che non mi rimane che sedermi nuovamente, divertito, in attesa del momento giusto. Il diversivo, spiacevole per i più, aiuta invece a rendere leggera la mia mente.

Dieci minuti, forse, e il vento è calmo. Mi preparo sullo spigolo e la situazione è perfetta. Sussurro "perfezione", accolgo la decisione ed entro 11 secondi sono in volo.



L'impatto è pesante, probabilmente uno dei più forti della mia vita, ma la ghiaia assorbe anche troppo il grande dislivello. Affondo e mi accartoccio lateralmente in un goffo, imperfetto, rotolamento obliquo. Mi rialzo e controllo di essere integro. Solo l'elastico dei capelli è fuori posto e l'euforia è alle stelle.

Prendo atto di aver appena compiuto uno dei salti più significativi della mia vita e dopo poco scendo. Il benessere è forte, ma poi le giornate sciacquano quella sensazione... la felicità si è sedimentata a fondo, dove i miei occhi non possono scorgerla chiaramente? O è stata anche questa solo un'illusione del momento?