martedì 30 agosto 2011

Perdere la Via, ritrovarla, riperderla e ritrovarne altre

È da un po' che non scrivo in questo blog, ed è doveroso fare qualche aggiornamento sullo stato attuale della mia vita. Innanzitutto sono tornato dal viaggio senza problemi di sorta, è stata un'esperienza importante ma non so ancora quali frutti sono riuscito a cogliere, di sicuro ne è valsa la pena affrontare questa sfida che mi ero imposto... Anziché scrivere resoconti come progettato all'inizio di questa avventura, mi limiterò a indirizzarvi alla galleria delle foto fatte in viaggio, dal mio pratico profilo picasa dove finalmente ho trovato la stabilità per ciò che riguarda la mia produzione in termini di foto, disegni e elaborazioni al pc.



Torniamo piuttosto al titolo, che si riferisce all'andazzo che ho preso negli ultimi tempi e ha come iniziale riferimento il mio approccio al parkour. Dopo estenuanti prove di forza e determinazione alle quali mi sono sottoposto con il culmine a Stoccarda, ho deciso di prendere una pausa dai meccanismi del potenziamento per dedicarmi al movimento puro, cercando di  aprire nuovi passaggi, migliorarne altri e lavorare anche sul lato acrobatico ed estetico, i demoniaci "flip" per capirci. Il risultato progressivo è stato di allenamenti ad alta concentrazione dove sono riuscito a concludere obiettivi da lungo tempo sospesi, alternati a periodi poco intensi che con il caldo si sono tradotti in breve cazzeggio. Tendenzialmente la costanza è stata poca, molti allenamenti saltati e mi sono sorpreso sempre più con raccapriccio a pensare al fattore "estetico" di quello che faccio, non solo la smania del voler trovare dei cazzo di pantaloni larghi per ingannare l'occhio verso movimenti più fluidi o il desiderio di saper fare i "mortali" per mettermi in mostra, bensì a tratti il pensiero di voler mollare perché sembro un coglione a saltellare goffamente qua e là come un infante... Di certo non è il risultato mentale al quale volevo arrivare, tuttavia sono considerazioni che ho respinto quasi del tutto in breve tempo, la dipendenza che ho verso quest'attività risulta sempre superiore all'immagine che ho di me stesso o che percepisco di me dagli altri.

Per controparte mi sono ritrovato a spingere di più in passaggi particolarmente pesanti, che con la mia scarsa leggerezza e silenziosità si traducono in un sempre minore rispetto per il mio corpo e in successivi dolori per tali abusi perpetrati; anche le altezze dopo il viaggio risultano drasticamente meno spaventose e mi arrischio in passaggi al di sopra di queste. Sebbene la mia mente sia più libera in apparenza, il mio timore è che dietro a ciò si celi un crescente bisogno di "dimostrare agli altri" e uno spirito che mi rende ormai ignaro dei rischi che potrei correre (tranne che ovviamente in quei casi dove già mi sono fatto male). Altro fattore drammatico di tutto ciò è il gusto amaro della effimera e breve gioia che riesco ad ottenere con quello che riesco a conseguire, la sensazione di essere sempre indietro ad una ipotetica tabella di marcia sebbene gli obiettivi fissati sono stati ottenuti (vedi palmspin), la frustrazione di non riuscire a fissare quello che ho sbloccato e la noia di doversi sempre muovere per poter accedere a qualche posto più stimolante dove allenarsi. Amarezza quindi unita a brevi momenti di soddisfazione, come nel caso del wallrun alto più del doppio di me sul quale mi ci allenavo da quasi un anno e mezzo e che un paio di settimane fa ho miracolosamente chiuso una sola volta, che ora con difficoltà bisogna consolidare.

La Via si perde anche in altri modi, ad esempio al sacrificio delle mie "sessioni meditative" ho ripreso a dedicarmi con una maggiore intensità ad abitudini alimentari sballate, alcolici, sigarette e altre cosucce, minando il mio fisico ma desiderando di "divertirsi", dato che in modi differenti (escludendo gli allenamenti) questo non sembra avvenire molto di frequente, soprassedendo in questo modo ai tormenti del lavoro che non si trova, al rapporto problematico e deprimente con le donne e gli esseri umani in generale, al desiderio attualmente irrisolvibile di andarmene via da questa casa e ottenere la mia indipendenza, al pessimismo che è ritornato intenso e degenerativo.
Di contro "positivo", in seguito al viaggio ho ripreso a leggere di buona lena, ho appreso finalmente il pensiero di Tiziano Terzani, mi sono addentrato nell'orrore del "Cuore di Tenebra" di Conrad, mi sono calato ancora una volta nella malinconia del "Piccolo Principe", ho conosciuto la durezza della Cina rivoluzionaria con "Brothers" di Yu Hua  solo per citare le letture più intense e meno alla "best seller". Anche il disegno timidamente è ripreso, anche qua con una costanza zoppicante, tuttavia alcuni lavori mi hanno soddisfatto e spero di non riperdere ulteriormente la mano. Altra importante costante della mia vita è la musica, ho ripreso a dedicarmi a qualche live più impegnativo (ad esempio Neurosis e Ufommamut a Torino e ZU aggratisse vicino a casa mia) e a sonicchiare con più lena cercando di imparare qualche canzone anziché strimpellare alla cazzo in cerca di giretti sempre uguali.  A tal proposito ho allestito anche una raccolta di foto live, una selezione tra quelle scattate in questi ultimi anni e una galleria Only Noises, concettualmente una riproduzione del suono che catturo con la fotocamera ai concerti.

Alla luce di tutto questo di positivo ci vedo ben poco per il momento, le mie passioni hanno un utilizzo pratico pari a zero, ne avrebbero uno poco più alto se fossero adeguatamente sviluppate, resta il fatto che sono pigro e quindi si esclude un improvviso incremento del mio impegno verso queste, tuttalpiù che ora come ora vorrebbe dire investire soldi che non avrei mai il coraggio di spendere e che non posso permettermi di perdere. Il destino mi ha garantito un'affinità e un leggero talento verso queste cose, ma mi ha inserito in un ambiente e un mondo già saturo e poco interessato, per il quale mi trovo a piangere del non essere dotato di spirito imprenditoriale, manualità e senso pratico, una gran faccia tosta e tanta voglia di fare. Rimpiango di non aver frequentato un istituto alberghiero, altra passione (la cucina) che mi sarebbe piaciuta sviluppare, per la quale mi sento discretamente portato e che forse mi avrebbe garantito un po' di possibilità in più nel mondo del lavoro...

Così mi ritrovo tra vie perse e ritrovate, che riperderò e ritroverò in futuro, ma la Via, quella che credevo di aver trovato ma si è rivelata solo una delle tante strade che compongono un labirinto e della quale ho un gran bisogno adesso, non si trova, continua ostinatamente a restarmi celata alla vista allontanandomi dal comprendere qual'è il mio posto in questo mondo.