venerdì 11 novembre 2011

L'importanza di avere fede

No, non è un post nel quale parlo di una crisi mistico-religiosa che mi vede implorante in ginocchio davanti un idolo a chiedere perdono dei miei peccati, è solamente una riflessione su l'importanza di avere qualcosa in cui credere, un obiettivo a breve o lungo termine che sia. Il trovarsi nella posizione di avere un desiderio da esaudire, un'idea da proseguire, è un bisogno umanamente vitale, un meccanismo che dona alla vita un senso per il quale essere vissuta. Parla una persona che ha sempre avuto una vaga idea di cosa fare nel futuro, che fino a ventun'anni vedendo i primi progetti irrealizzati si è lasciata più o meno trasportare dagli eventi, passiva a scelte altrui e irrimediabilmente delusa dal mondo; si aggiunge a questo anche l'essere stato cresciuto con un'impronta cinica, densa di quel pessimismo che si fraintende per realismo, sfociante ovviamente in una visione nichilista, nel rifiuto di prendere parte a progetti altrui ma allo stesso tempo incapace di crearne di personali perché "niente può funzionare, nulla di nulla ha significato"

Il parkour è stato un primo fulmine a ciel sereno, l'idea che certi movimenti visti fino ad allora nei videogame o nei film fossero possibili, per di più accessibili a chiunque ne avesse la volontà seria e determinata di ottenerli attraverso il duro allenamento, senza maestri veri e propri, è stata causa di un fatale innamoramento che ha portato una persona da sempre refrattaria al movimento fisico a dedicarsi con passione e dedizione a qualcosa del quale fin poco prima neanche ne conosceva l'esistenza. 
Ora le cose sono un po' meno edulcorate che all'inizio, i tempi per ottenere "quei movimenti" si sono dilatati, probabilmente alcune cose non riuscirò neanche mai ad averle e per altre avrei effettivamente bisogno di un maestro che mi indirizzi su come muovermi correttamente. Tuttavia non vedo il motivo per mollare, mi piace, ho ancora troppi "conti in sospeso" e sono certo di poter ottenere ancora molto da me stesso per crescere o semplicemente per nutrire il mio ego... inoltre continua ad essere un motore per conoscere gente, socializzare, muovermi e tessere nuove amicizie. In ogni caso mi è ovvio constatare che la determinazione iniziale è venuta meno, si è creata di più l'abitudine in ciò che faccio e ancora una volta mi sono ritrovato isolato di fronte al mondo, frustrato di fronte una vita il cui significato mi era ignoto. Poi è successa (forse di conseguenza) una catena di eventi che mi ha portato a volermi mettere in gioco in un viaggio che non mi ha elargito forse ciò che desideravo, ma mi ha regalato comunque esperienze e motivi di riflessioni con cui crescere e soprattutto la certezza di essere in grado di proseguire quello che avevo idealizzato.

Si ingrana la marcia, si inizia a capire che l'aver riposto speranze in qualcosa da concretizzare, l'aver superato la paura di intraprendere certe scelte, dona fiducia in se stessi e se le aspettative non vengono appagate, saprete su cosa dovete lavorare la prossima volta. Ma l'importante è avere fede, non parlo di quella cieca e violenta tipica dell'idolatria, parlo di quella ponderata, che arriva da lunghi dialoghi con se stessi, dalla constatazione della realtà in cui si vive, quella nella quale ci si ripone senza troppe aspettative ma alla quale si è pronti a sacrifici pur di ottenere almeno in parte quello che si vuole. Abbia questo un significato religioso o pratico che sia.

Non è facile, per me non è stato facile neanche arrivare a questa conclusione, ovvero che una vita senza obiettivi è una vita vuota. Ancor più difficile è capire cosa si vuole realizzare, in cosa dover investire le proprie energie, il proprio tempo, il proprio denaro, la propria vita. 
E questo è lo scoglio più grande. 

Io ho un obiettivo a breve termine, è arrivato casualmente, l'ho tramutato in ispirazione e ho deciso di seguirlo. Ci ripongo aspettative, mi sacrificherà quasi tutti i miei risparmi e non so se me li restituirà, se saprò portarlo fino a fondo o se addirittura si rivelerà una scelta tragicamente fatale. Ma sono determinato e questo fattore nel mio caso è anche frutto del constatare che la mia vita così com'è non mi piace, che continuare a logorarsi in una situazione che pare immobile in ciò che è positivo e inesorabile su ciò che è negativo, sarà solo infinita fonte di frustrazione e rimpianti. Insomma tra le poche scelte che ho, è quella nella quale mi ci voglio costringere. 
A saggiare la determinazione ci sono tante paure, tanti imprevisti, tanti fattori non calcolati, la coscienza che anche se "non si ha nulla da perdere" in verità c'è molto da perdere, tanti elementi personali che ti mettono a disagio di fronte ad una scelta del genere, ti farebbero venire voglia di desistere. Ma c'è il desiderio, c'è la volontà, i sogni, la voglia di mettersi ancora in gioco, di affrontare nuove sfide e questo spazza via parte delle insicurezze più radicate e rende euforici, vitali e lontani dalla depressione anche se per come va la tua vita sentiresti più affine l'avere un cappio intorno al collo. Ed è questa la magia, il potere guaritore di avere fede, il fatto di aver capito che hai delle carte in mano ed è meglio giocarsele anziché stare là eternamente a rifletterci su, inabile a posarle sul tavolo e ritirarsi dalla partita o a giocarsele per vedere come andrà. 

Non so che conseguenze porteranno le scelte che sto per fare, so che comunque può durare poco e dopo dovrò cercare un altro obiettivo per sentirmi vivo, in ogni caso sono felice per essere finalmente in grado di pensare a qualcosa di difficile non più come irrealizzabile e ancor di più ad avere il coraggio di dedicarmici seriamente, con determinazione. 

A prossimamente, con un post meno ermetico.

martedì 30 agosto 2011

Perdere la Via, ritrovarla, riperderla e ritrovarne altre

È da un po' che non scrivo in questo blog, ed è doveroso fare qualche aggiornamento sullo stato attuale della mia vita. Innanzitutto sono tornato dal viaggio senza problemi di sorta, è stata un'esperienza importante ma non so ancora quali frutti sono riuscito a cogliere, di sicuro ne è valsa la pena affrontare questa sfida che mi ero imposto... Anziché scrivere resoconti come progettato all'inizio di questa avventura, mi limiterò a indirizzarvi alla galleria delle foto fatte in viaggio, dal mio pratico profilo picasa dove finalmente ho trovato la stabilità per ciò che riguarda la mia produzione in termini di foto, disegni e elaborazioni al pc.



Torniamo piuttosto al titolo, che si riferisce all'andazzo che ho preso negli ultimi tempi e ha come iniziale riferimento il mio approccio al parkour. Dopo estenuanti prove di forza e determinazione alle quali mi sono sottoposto con il culmine a Stoccarda, ho deciso di prendere una pausa dai meccanismi del potenziamento per dedicarmi al movimento puro, cercando di  aprire nuovi passaggi, migliorarne altri e lavorare anche sul lato acrobatico ed estetico, i demoniaci "flip" per capirci. Il risultato progressivo è stato di allenamenti ad alta concentrazione dove sono riuscito a concludere obiettivi da lungo tempo sospesi, alternati a periodi poco intensi che con il caldo si sono tradotti in breve cazzeggio. Tendenzialmente la costanza è stata poca, molti allenamenti saltati e mi sono sorpreso sempre più con raccapriccio a pensare al fattore "estetico" di quello che faccio, non solo la smania del voler trovare dei cazzo di pantaloni larghi per ingannare l'occhio verso movimenti più fluidi o il desiderio di saper fare i "mortali" per mettermi in mostra, bensì a tratti il pensiero di voler mollare perché sembro un coglione a saltellare goffamente qua e là come un infante... Di certo non è il risultato mentale al quale volevo arrivare, tuttavia sono considerazioni che ho respinto quasi del tutto in breve tempo, la dipendenza che ho verso quest'attività risulta sempre superiore all'immagine che ho di me stesso o che percepisco di me dagli altri.

Per controparte mi sono ritrovato a spingere di più in passaggi particolarmente pesanti, che con la mia scarsa leggerezza e silenziosità si traducono in un sempre minore rispetto per il mio corpo e in successivi dolori per tali abusi perpetrati; anche le altezze dopo il viaggio risultano drasticamente meno spaventose e mi arrischio in passaggi al di sopra di queste. Sebbene la mia mente sia più libera in apparenza, il mio timore è che dietro a ciò si celi un crescente bisogno di "dimostrare agli altri" e uno spirito che mi rende ormai ignaro dei rischi che potrei correre (tranne che ovviamente in quei casi dove già mi sono fatto male). Altro fattore drammatico di tutto ciò è il gusto amaro della effimera e breve gioia che riesco ad ottenere con quello che riesco a conseguire, la sensazione di essere sempre indietro ad una ipotetica tabella di marcia sebbene gli obiettivi fissati sono stati ottenuti (vedi palmspin), la frustrazione di non riuscire a fissare quello che ho sbloccato e la noia di doversi sempre muovere per poter accedere a qualche posto più stimolante dove allenarsi. Amarezza quindi unita a brevi momenti di soddisfazione, come nel caso del wallrun alto più del doppio di me sul quale mi ci allenavo da quasi un anno e mezzo e che un paio di settimane fa ho miracolosamente chiuso una sola volta, che ora con difficoltà bisogna consolidare.

La Via si perde anche in altri modi, ad esempio al sacrificio delle mie "sessioni meditative" ho ripreso a dedicarmi con una maggiore intensità ad abitudini alimentari sballate, alcolici, sigarette e altre cosucce, minando il mio fisico ma desiderando di "divertirsi", dato che in modi differenti (escludendo gli allenamenti) questo non sembra avvenire molto di frequente, soprassedendo in questo modo ai tormenti del lavoro che non si trova, al rapporto problematico e deprimente con le donne e gli esseri umani in generale, al desiderio attualmente irrisolvibile di andarmene via da questa casa e ottenere la mia indipendenza, al pessimismo che è ritornato intenso e degenerativo.
Di contro "positivo", in seguito al viaggio ho ripreso a leggere di buona lena, ho appreso finalmente il pensiero di Tiziano Terzani, mi sono addentrato nell'orrore del "Cuore di Tenebra" di Conrad, mi sono calato ancora una volta nella malinconia del "Piccolo Principe", ho conosciuto la durezza della Cina rivoluzionaria con "Brothers" di Yu Hua  solo per citare le letture più intense e meno alla "best seller". Anche il disegno timidamente è ripreso, anche qua con una costanza zoppicante, tuttavia alcuni lavori mi hanno soddisfatto e spero di non riperdere ulteriormente la mano. Altra importante costante della mia vita è la musica, ho ripreso a dedicarmi a qualche live più impegnativo (ad esempio Neurosis e Ufommamut a Torino e ZU aggratisse vicino a casa mia) e a sonicchiare con più lena cercando di imparare qualche canzone anziché strimpellare alla cazzo in cerca di giretti sempre uguali.  A tal proposito ho allestito anche una raccolta di foto live, una selezione tra quelle scattate in questi ultimi anni e una galleria Only Noises, concettualmente una riproduzione del suono che catturo con la fotocamera ai concerti.

Alla luce di tutto questo di positivo ci vedo ben poco per il momento, le mie passioni hanno un utilizzo pratico pari a zero, ne avrebbero uno poco più alto se fossero adeguatamente sviluppate, resta il fatto che sono pigro e quindi si esclude un improvviso incremento del mio impegno verso queste, tuttalpiù che ora come ora vorrebbe dire investire soldi che non avrei mai il coraggio di spendere e che non posso permettermi di perdere. Il destino mi ha garantito un'affinità e un leggero talento verso queste cose, ma mi ha inserito in un ambiente e un mondo già saturo e poco interessato, per il quale mi trovo a piangere del non essere dotato di spirito imprenditoriale, manualità e senso pratico, una gran faccia tosta e tanta voglia di fare. Rimpiango di non aver frequentato un istituto alberghiero, altra passione (la cucina) che mi sarebbe piaciuta sviluppare, per la quale mi sento discretamente portato e che forse mi avrebbe garantito un po' di possibilità in più nel mondo del lavoro...

Così mi ritrovo tra vie perse e ritrovate, che riperderò e ritroverò in futuro, ma la Via, quella che credevo di aver trovato ma si è rivelata solo una delle tante strade che compongono un labirinto e della quale ho un gran bisogno adesso, non si trova, continua ostinatamente a restarmi celata alla vista allontanandomi dal comprendere qual'è il mio posto in questo mondo.

lunedì 13 giugno 2011

Perdendo un'amica



Prima o poi succede che si perda un amico, questa la dedico a Ginevra della quale scomparsa sono venuto a conoscenza oggi. Spero ora abbia trovato il sollievo da una vita da martire, breve e ingiusta.

giovedì 9 giugno 2011

That's All Training, Folks!

La cancellazione del mio profilo fb, comporta che devo riorganizzarmi un bel po' di album fotografici, quindi ecco il mio flickr, purtroppo limitato nella versione base da massimo 200 foto, e quello imageshack, confusionario e che non permette una rapida visualizzazione degli album. Rogne a parte, estraggo uno degli ultimi set che ho realizzato fotografando il mio compare di allenamenti all'opera. Per vedere il set intero cliccate qua.

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Chi forse lo sa già, chi no, ma tra una settimana partirò per un viaggio solitario in macchina con destinazione finale Spagna. Questo è pressapoco l'itinerario, come vedete una bella carrellata di chilometri (più di 5000); le tappe d'obbligo pre-spagna saranno Piacenza, per allenarmi e consolidare l'amicizia con il gruppo piacentino di parkour e Stoccarda, dove risiede un altro bel gruppo di tracciatori che ho avuto l'occasione di vedere a Milano e seguire sui loro vari spazi internet, dei quali mi affascina lo spirito e sono curioso di condividere esperienze di allenamento, approfittando di un evento locale che organizzano mensilmente. Niente tappa in Lisses invece, la culla di questa disciplina, così come niente giro della costa oceanica francese, come inizialmente programmato. Il semplice motivo è che mi allunga di 1000 km il percorso, a questo si sommano spese ulteriori di benzina, alloggio e giorni di permanenza in Francia, quando preferisco concentrarmi sulla penisola iberica... Di certo c'è il dispiacere per limitare quello che doveva essere un viaggio in Europa a quasi solo un paese, e ancor di più per non visitare la meta di pellegrinaggio del parkour, ma come mi è stato suggerito, non c'è alcun reale interesse ad andare a Lisses per poter dire di esserci stato o per "collezionare" gli spot, dato che la parte più importante sono le esperienze e le amicizie che si possono stabilire e queste richiedono un po' più di un paio di giorni. Essendo più realisti, c'è il rischio di ritrovarsi senza energie fisiche dalla guida e dagli allenamenti precedenti, nonché quello di doversi accollare i 30 € di ostello se non si riesce a trovare un altro paio di persone con le quali dividere le spese della stanza. Si può dedurre quindi che questo viaggio sarà un "parkour trip" solo nella prima parte, mentre in seguito si tramuterà in semplice turismo, con giornate in spiaggia, visite culturali, relax (necessario per riprendersi dalle ore che passerò in macchina) e possibilmente partecipazione alla movida spagnola. Se con questo mi avanzerà del tempo, improvviserò qualche allenamento serio, anche se la visione più probabile mi vedrà tentare goffamente flip sulla sabbia. In definitiva sarà un bel viaggio -spero "bel", di sicuro molto lungo da guidare- che cercherò di compiere più a cuor leggero possibile, anche se le premesse dalle quali è nato non lo fanno intuire. 

Non so esattamente a quando risale il mio desiderio di voler fare qualcosa del genere, probabilmente da sempre, ma so con certezza quando è esplosa la convinzione del volersi mettere in strada, pressappoco un mese e mezzo fa. Ero a letto, la ragazza mi aveva lasciato pochi giorni prima, la sera stessa l'ennesimo litigio con mio padre... la sensazione di essere intrappolato, di non aver alcun potere di controllo sulla propria vita era soffocante, da ciò cresceva il bisogno di fuggire, di cambiare aria per un po', di forzare gli avvenimenti per non ritrovarmi passivo nello svolgersi della mia vita. Inizialmente l'idea era molto più drastica, ovvero di organizzare un fuga in gran segreto e stare via il più possibile, senza organizzazione, con il solo bisogno di trovare un posto dove sentirmi in pace... poi decidendo di non limitare alle sole fantasie questo desiderio, ho iniziato a programmare il mio itinerario, e ovviamente il fenomeno si è ridimensionato. Innanzitutto ho dovuto fare i conti con le spese da affrontare, questo mi ha limitato a 3 settimane il tempo massimo in cui starò via e di conseguenza anche le tappe sono state modificate, poi il buonsenso ha fatto si che iniziassi ad avvertire i parenti per non destare preoccupazioni inutili, ovviamente dopo aver già progettato quasi tutto per non indebolire la mia convinzione, essendo sicuro che le parole per farmi desistere sarebbero state molte. 

Nonostante ora questo "famoso" viaggio in Europa appaia molto rimpicciolito, resta pur sempre un'impresa enorme ai miei occhi, considerato il fatto che non ho mai compiuto qualcosa di simili proporzioni in compagnia, figurarsi da solo! Le preoccupazioni vanno alle ore di guida che dovrò affrontare, al pericolo dei furti - molto frequenti in Spagna -, al fatto che non sono sicuro di poter trovare sempre alloggio, non avendo prenotato nulla essendo incerto dei giorni in cui mi fermerò in ogni tappa... Queste preoccupazioni poi sfociano nella paranoia, mi immagino autore di un maxi tamponamento mortale da qualche parte in Francia, accoltellato mentre dormo in macchina davanti un autogrill, in panne col motore fuso nel centro della Spagna, derubato di auto e bagagli a Granada, ucciso dal batterio killer degli ortaggi a Stoccarda e così via fino a sfociare in centinaia di altre varianti che passano dall'esilarante al macabro. Si potrebbe quasi dire che io voglia rinunciare a questa esperienza, in parte forse è così, ma ora come ora non posso tornare indietro, non tanto perché l'ho già detto a troppe persone e ho paura di fare la figura del codardo, perché ho già investito troppo denaro in questa avventura o perché sono testardo, il punto sta nella natura di questa mia scelta, sulla quale mi sono interrogato a lungo. Come già detto, fin da bambino avrei voluto compiere un'azione nella quale mettermi in gioco lontano da casa, il desiderio è cresciuto con l'adolescenza e da là ho già iniziato ad addentrarmi  in piccoli viaggi con qualche amico, qualcuno andato bene, qualche altro meno... Col tempo poi mi sono impigrito, le paranoie hanno preso il sopravvento e per me questa è l'occasione per sconfiggerle, o almeno morire provandoci. Si, non nascondo che la sensazione che questa consapevolezza di non poter tornare indietro abbia un tetro aspetto di suicidio rituale, un'impresa (per me) estrema in cui scelgo di concludere il mio male di vivere da qualche parte lontano da casa, ma dopo troppe fantasie sento quasi istintivamente che i tempi sono maturi, che se non lo faccio ora che sono senza lavoro e senza l'affetto più importante lo rimpiangerò per il resto della mia vita. Forse potrebbero esserci altre occasioni simili in futuro, ma difficilmente avrò la convinzione per compiere questo passo da solo; le paranoie le abbatto con l'organizzazione, sono informato e preparato ai rischi di essere derubato, sono abile nel arrangiarmi nel campeggio, ho la macchina controllata e tagliandata, ho programmato le tappe in modo tale da concedermi più riposo possible dalla guida... 

Come vedete è un'occasione per dare fiducia alle mie capacità e di questo ho un estremo bisogno adesso. Non so quali frutti coglierò in questa avventura, se riuscirò a stringere amicizie, a vedere paesaggi in grado di rapirmi, ad amoreggiare serenamente con qualche bella ragazza, a chiudere un cazzo di frontflip sulla spiaggia. Può darsi che non porterò a casa nulla del genere, ma se solo riuscirò a ritornare senza grossi intoppi, avrò una prova di validità di poter portare a termine qualcosa di grande, l'occasione di sentirmi "svezzato", più libero di muovermi verso la direzione che desidero; allo stesso modo se gli eventi si incastreranno negativamente, portare a casa nuove paranoie, una "sconfitta", una maggiore sfiducia verso le persone e soprattutto verso di me, sarà un fardello molto pesante e dal quale mi libererò con molta fatica.

Prego perché tutto vada bene, e mi auguro buon viaggio.

lunedì 30 maggio 2011

Love Will Tear Us Apart


When routine bites hard,
And ambitions are low,
And resentment rides high,
But emotions won't grow,
And we're changing our ways,
Taking different roads.

Then love, love will tear us apart again.
Love, love will tear us apart again.

lunedì 23 maggio 2011

Meditazione

Tra i vari souvenir che mi sono portato a casa dal Parkour Meeting di Milano dello scorso marzo, nota di merito va senza ombra di dubbio alla sessione meditativa-distensiva tenutasi a fine allenamento del primo giorno sotto la direzione di Stephane Vigroux. In maniera assolutamente profana e disinformata oserei definire la seduta come Yoga: i passaggi da seguire molto semplici, classica posizione a gambe incrociate e mani raccolte, regolarizzazione del respiro e progressiva distensione muscolare, chiusura degli occhi e concentrazione su un movimento che si è eseguito in giornata e si vuole perfezionare. Successivamente si prosegue nel tentativo di svuotare la mente - il che non equivale a dire "smetto di pensare", bensì a perdere gradualmente la concentrazione su ogni singolo pensiero, lasciandolo dissolversi autonomamente -, facendo sempre attenzione a mantenere il corpo rilassato e il respiro regolare, passando poi per uno stadio nel quale si cerca di fondere il proprio io con l'ambiente circostante e infine concludendo con il risveglio

Fin qui nulla di nuovo o particolarmente eclatante che non si sia già accomunato alla varia paccottiglia new-age e/o orientalista alla quale siamo abituati ormai quotidianamente, eppure questo passaggio è entrato pienamente a far parte della mia routine di allenamento, in conclusione dopo una buona seduta di stretching. Per quale motivo? Nella forma più immediata mi offre la capacità di rilassare totalmente la muscolatura e di riprendere un ritmo cardiaco normale, grazie a ciò (non so esattamente per quali meccanismi anatomici) i tempi di recupero si accorciano notevolmente e riesco ad eliminare buona parte della stanchezza del carico effettuato, permettendo di allenarmi il giorno successivo con la stessa intensità. Ma anche l'azione che ha sulla mente è notevole, sebbene in misura molto più ridotta, dato che vedo piccoli miglioramenti su movimenti che da lungo allenavo e non riuscivo a perfezionare nonostante le continue ripetizioni.

Vicino a questo tema è il cosiddetto training autogeno, che da anni conosco e pratico con esercizi base in maniera superficiale e altamente incostante... Il fascino che queste pratiche esercitano in termini di aumento della propriocezione è però affiancato alla paura dei rischi anche gravi che si possono intercorrere a livello psico-motorio. A questo punto potrei dire di aver raggiunto una certa stabilità con le sedute meditative precedentemente esposte, ma non mi basta, voglio andare oltre e perciò inizio ad implementare queste in vari momenti della giornata, portandole in una direzione più "buddista", rivolte a qualcosa che oltrepassi le barriere del proprio Io.

Ho constatato che la concentrazione è il fattore determinante di questa attività, è la parte che più ti eleva isolandoti dalla realtà, mettendoti di fronte al tuo obbiettivo e nient'altro intorno. Alcuni noteranno una certa spiritualità in questo stato di coscienza, quindi si può dire che nell'allenarsi, disegnare, suonare, lavorare o ovunque laddove l'attenzione sia stimolata fino a raggiungere livelli altissimi, si può trovare qualcosa di ascetico ed elevatorio, eppure c'è sempre un legame strettamente terreno che ci limiterà in questo ad una semplice conseguenza di quello che facciamo. 
È per questo che ho deciso di dedicarmi in minima parte ad un'azione che sia rivolta unicamente al mio Io e non all'iterazione col mondo... 
Se da una parte c'è un'ingenua praticità volta in termini di guadagno di rilassamento, conciliazione del sonno, propriocezione, dall'altra c'è la necessità forte come mai prima d'ora di riordinare la mia testa, migliorare la mia persona e la mia presenza nel mondo, raggiungere  stadi di coscienza superiori e magari ambire ingenuamente al raggiungimento di un qualche Nirvana.

Un po' di spiegazioni

In questi giorni ho deciso di cancellare il mio profilo facebook. Il mio disappunto nei confronti dei socialnetwork l'avevo già espresso dal primo post di questo blog, tuttavia è giusto fornire una spiegazione in merito questa decisione, a chi è arrivato qua dai link che ho lasciato sui miei ultimi post:
  • Innanzitutto SI, è una manovra per pubblicizzare un minimo questo mio blog, sebbene il quale sia ancora spoglio di utilità e ricco di autocommiserazioni e seghe mentali, diventerà a breve la centralità della mia presenza sul web, ovviamente cercherò di migliorare la mia capacità di scrittura e la qualità dello scritto, venendo incontro ad una qualche ricercatezza di quello che condivido. Qualcuno potrebbe obiettare che questo si può fare tranquillamente su FB, ma in limiti in termini di dispersione (in un luogo dove tutti gridano la propria si diventa sordi velocemente), di durevolezza di quello che viene scritto, la ridotta capacità di lettere a disposizione nello status che ci obbliga a ripiegare in mezzi meno visibili quali le note (sebbene più durevoli), rendono la comunicazione un punto di forza dei blog e un terreno palustre FB;
  • Il tempo non torna, e facebook me ne fa perdere a dismisura. Inevitabilmente penso a quante lettere ho sottratto alla lettura di un buon libro (da sempre mia grande passione, ora decimata), allo studio, ad una maggiore informazione o alla stessa stesura di ciò che avrei voluto scrivere qua, il tutto per un cazzeggio estenuante e di dubbia utilità... Non parliamo poi dei minuti che avrei potuto dedicare al suonare, al disegnare, al fare qualcosa di utile ma anche al "semplice" dormire - all'allenamento no, su quello sono integerrimo :D -  o che avrei potuto perdere in qualsiasi modo migliore. Il fatto è che nel mio piccolo mi sento un facebook-dipendente, non in una dimensione estrema ma in una molto più ordinaria e "normale", e non sapendo impormi un limite preferisco cessare la mia presenza almeno finché non sarò certo di poter ottenere un giusto equilibrio;
  • Morbosità. In questi anni le persone hanno portato la loro vita su questo social network e allo stesso modo hanno alimentato una curiosità "forzata" ad ottenere informazioni su ogni singolo individuo, una sorta di piazza del pettegolezzo dove inevitabilmente ci si ritrova a farsi i cazzi degli altri. Chiamatela sega mentale, ma non sono sicuro che questo sia un qualcosa di positivo, personalmente lo trovo torbido e soprattutto poco utile a conoscere i propri contatti, a determinare come sia la persona da post e link, magari creandosi un'idea totalmente sbagliata di essa... Il mio diventerà forse un vano tentativo di essere più social e meno network, è vero che ci sono elementi come la chat che ho usato poco e che permettono di confrontarsi velocemente, ma allora preferisco decisamente msn, che con un po' di accorgimenti (password che non sia di 4 lettere, blocco immediato di contatti che improvvisamente ti rimandano a strani link scrivendoti in inglese, un buon antivirus e un programma decente come aMSN) è decisamente sicuro, e almeno là si possono mettere le cazzo di faccine che si vogliono :3;
  • Anticonformismo, si, questo banale ed arcaico sentimento da bastian contrario, che mi spinge ad agire in maniera opposta a quello che fanno gli altri è anche una questione di coerenza, considerato che ho sempre contestato questo mezzo, ma l'essermi presentato solo in ultimo con un nome vero che non fosse uno pseudonimo o un anagramma non è più sufficiente a dimostrare una coesione di principi. Sia ben chiaro, non sputo in faccia a questo social network, ritengo che sia fondamentale per alcuni meccanismi di informazione veloce senza censura, ha permesso addirittura di organizzare rivoluzioni in nordafrica, tuttavia personalmente mi sento decisamente stordito e impigrito da questa enormità di link ed eventi, e con questo apro un altro paio di capitoli;
  • Già da tempo ci sono allarmi sul effetto sociale che ha facebook, e non posso non notare una certa plastificazione dei rapporti umani, dove ricordarsi del compleanno di una persona diventa un dovere facilmente ovviabile, dove  la tua vita è di dominio pubblico e già molti sanno cosa ti è successo, stroncando di molto la comunicazione reale tra persone (felice di non aver varcato questo limite). Inevitabile poi la marea di complessi che genera un sistema che di default si basa su concetti di "popolarità da college", ma l'aspetto a mio parere più preoccupante è quello legato alla sfera emozionale, la sensazione è quella di ritrovarsi più apatici ed indifferenti e ancor più spaventosamente ridotta è la capacità di ridere. Laddove una volta un'immagine demenziale presa dal web ti faceva sbellicare per un quarto d'ora, attualmente in una marea immane di cazzate, video e immagini, ci si ritrova al massimo a sorridere come ebeti davanti allo schermo e ad esprimere questo divertimento con un "lol". Vero è che la comicità è un terreno che si presta ad un veloce deperimento, e che i vari tormentoni non aiutano, resta il fatto che alcune trovate sono veramente geniali, eppure difficilmente strappano qualcosa di simile ad una risata di gusto, peggio ancora questa incapacità la sento sempre più evidente anche oltre quello che è internet, pertanto voglio evitare di oltrepassare quel confine che possa privarmi di una risata sincera nella "vita reale";
  • Dispersione, ancora questa, ma non in termini di visibilità, bensì di capacità di memorizzare. Così come sono presenti cagate aberranti, su FB trovano spazio anche riflessioni argute, citazioni che non si conoscevano, affascinanti passi da libri e quant'altro. Ma sempre per un effetto di sovrabbondanza d'informazioni, queste rimangono poco nulla in mente, i meccanismi d'attrazione e distrazione fanno in modo che rimangano in circolo nella memoria breve per qualche minuto per poi sparire quasi definitivamente. La sensazione è quella di trovarsi in un bazar cinese, dove ad oggetti utili si accosta paccottiglia colorata, inevitabile che il risultato sarà perlopiù l'indifferenza. Questo è un altro dei punti che rendono un mezzo meraviglioso un terreno paludoso, dove solo poco riesce ad emergere superficialmente dal fango;
  • Motivi personali, qualcuno l'avrà pensato e intuito il perché, ovviamente non spiegherò quali, ma ce ne sono, tuttavia l'influenza che hanno nella mia decisione è di modesto rilievo;
  • Funziona male, inutile dirlo, la gestione è penosa e i bug anche troppi, motivo in più per non averlo.

Questo è tutto, mi rimando al giudizio personale di chi sarà giunto fin qua, ci tengo a precisare che non mi faccio illusioni sul fatto che ora sarò al sicuro dal trattamento di tonnellate di dati personali a scopi pubblicitari, o che la digos prima o poi verrà a prendermi a casa, tantomeno non escludo un mio ritorno, magari affranto da sindrome da *forever alone*... ma ora come ora la mia domanda è: posso vivere tranquillamente senza? 

venerdì 20 maggio 2011

How Does It Make You Feel




I am feeling very warm right now
Please don't disappear
I am spacing out with you
You are the most beautiful entity that I've ever dreamed of

At night I will protect you in your dreams
I will be your angel
You worry so much about not having enough time together
It makes no difference to me
I would be happy with just one minute in your arms
Let's have an extended play together
You're telling me that we live to far to love each other
But your love can stretch further than you and I can see
So how does it make you feel?

How does it make you feel?
How does it make you feel?
How does it make you feel?
How does it make you feel?

Do you know when you look at me
It is a salvation
I've been waiting for you so long
I can drive on that road forever
I wish you could exist to live on my planet
Well it's very hard for me to say these things in your presence
So how does it make you feel?

How does it make you feel?
How does it make you feel?
How does it make you feel?
How does it make you feel?

So how does it make you feel?
Well, i really think you should quit smoking

lunedì 16 maggio 2011

Paura

Nonostante la bella esperienza del freemind, queste sono giornate all'insegna della paura per me.
Ho difficoltà a guardare al futuro con fiducia, sono sempre stato tendenzialmente pessimista, ma nell'ultimo anno ero riuscito a debellare gran parte dei miei timori e a sentirmi già più speranzoso e deciso, mentre ora mi ritrovo a brancolare nel buio. Ho paura di quello che accadrà, di non riuscire a trovare un lavoro, di non raggiungere una stabilità o una situazione sufficiente a farmi uscire da questa casa e allontanarmi da una persona che mi sta distruggendo, che mi sta rendendo sempre più simile a lei negli aspetti più negativi, cosa che mi è già costata la perdita della persona che più amavo. Paura di non ritrovare qualcuno come Lei, che mi sappia consolare ed amare sinceramente, paura che potrei ritrovarmi a commettere gli stessi errori anche se ritornasse, paura della solitudine, alimentata dall'angoscia di vedere poco i miei amici, paura di una splendida compagnia che si sta sfaldando, paura delle persone e del loro giudizio, paura che quello splendido sogno che è il parkour prima o poi possa fermarsi col logorarsi del mio corpo già dolorante, paura della mia incapacità di comunicare e di essere compreso, paura di essere passivo a tutto ciò, paura di non riuscire ad inoltrarmi nel viaggio che sto programmando, paura che tutto ciò sarà inutile se non dannoso. Alcune infondate magari, altre molto reali, fatto sta che il disagio è forte e il mio voler trovare un posto a questo mondo, un barlume di pace con se stessi e il resto si fa sempre più lontano... Si dice che si può essere padroni del proprio destino, ma non so da che parte guardare o forse sono troppo pigro per muovere le gambe e camminare verso la direzione che voglio.

lunedì 9 maggio 2011

Ritorno

Dopo quasi tre anni sono ritornato nel posto dove ho vissuto durante la mia infanzia, un luogo sperso negli Appennini della Romagna, isolato da buona parte del mondo. È stata una visita più di dovere che di piacere, non solo per i piccoli lavoretti che ho fatto per tenere ancora un po' in ordine quella casa, ma anche per visitare persone che nella solitudine di quelle colline non si sono mai dimenticate di me, e per cercare di stare un po' in compagnia e in pace con mio padre, sebbene (soprattutto da parte mia) sia sempre difficile.

Non ho lasciato molto spazio alla contemplazione di quei splendidi paesaggi, ho tentato di allenarmi, volevo filmare qualche passaggio tra le rocce ma data la scarsità dei miei mezzi e il fastidio che provavo nel guardare la mia immagine registrata, ho abbandonato subito l'idea, anche per l'aver constatato come il mio parkour goffo e pesante sia un agente erosivo più veloce ed efficace di vento e pioggia. Mi sono limitato a fare qualche monkey e precision nei muretti davanti casa, nei limiti del gioco svogliato, e a vagare in solitudine nei paraggi, passando più tempo a divorarmi in solitudine coi miei pensieri e le sigarette che ad ammirare quello che mi circondava.

Tuttavia credo sia stata una scelta giusta tornare là, perlomeno per camminare fino dall'ottantacinquenne "vicino" che è stato quasi un nonno per me e trascorrere mezz'ora a parlare con lui, a restituirgli un po' di quella compagnia e ospitalità che ha sempre offerto in cambio di nulla e a rendermi conto cos'è la vera solitudine, ricordando chi non c'è più ora, constatando la crudeltà del ritrovarsi senza gli affetti più importanti in una zona del mondo che da 60 anni a questa parte è sempre più morente e spopolata.

Per il resto sono stati tre giorni immerso nella natura, a respirare un po' di aria sana e a bere acqua di sorgente (e anche un bel po' di Sangiovese locale), a depurarmi, anche se purtroppo le notti non sono state rilassanti come avrei voluto, data l'angoscia dei miei pensieri che mi tenevano sveglio nonostante mi trovassi in uno di quei rari posti dove l'inquinamento acustico e luminoso è ancora pari al 0%.

Questo è stato il mio ritorno in quel luogo, a giocare svogliatamente tra i sassi nella solitudine, come tanti anni fa.

lunedì 4 aprile 2011

Receive


Fiore perfetto nella semplicità di un la minore.

Post-Milan Monkeys parkour meeting e altre vicende

È difficile spiegare chiaramente cos'è stato il meeting di parkour tenutosi la settimana scorsa a Milano per me e per la mia crescita in termini di esperienza ed evoluzione di pensiero, sicuro è che si è trattato di un avvenimento che porterò a lungo nel cuore e soprattutto terrò a mente per ciò che mi ha insegnato.
Quando i ragazzi del gopk mi parlavano degli allenamenti che avevano affrontato con lo staff di parkour generation come un'esperienza indimenticabile, immaginavo che tutto ciò fosse particolarmente ristretto quasi unicamente ad un potenziamento massacrante, e se in parte è stato realmente così, quello che è scaturito dentro di me è stato ben diverso dalla sola fatica, pesante ma che avevo già affrontato nel recente passato.
La sola sessione "Domande e risposte" del venerdì sera mi aveva dato nuovi spunti sul quale riflettere, su quale sia la natura di ciò che pratico, di come sia marcatamente distante dal mondo del free-style concettualmente ma combaciante per quello che riguarda la crescita del tracciatore - sia questo gioco o test delle proprie capacità - e di come sempre e comunque ciò si riconduca ad un vero confronto con noi stessi senza scuse, riguardo a quello che sappiamo fare in ogni situazione, di quanto è reale il nostro impegno e la nostra costanza... Parole e valori emersi in una sera che mi hanno spinto appunto ad interrogarmi, ma non sono stati incisivi come lo è stata la pratica vera e propria dei giorni seguenti.

L'inizio dell'allenamento è stato a dir poco demoralizzante, sarà stata complice anche la stanchezza delle poche e fredde ore di sonno all'interno della palestra che ci ospitava, fatto sta che l'inizio della sessione di quadrupedie con Dan Edwardes è stata una secchiata di acqua gelida sulla schiena. Il primo giro di andata e ritorno l'ho affrontato decisamente con facilità, trattandosi della quadrupedia base avanti e indietro, ma dal giro successivo, con modelli  che non avevo mai visto in vita mia, ho iniziato amaramente a perdere colpi. Quadricipiti che esplodevano, il fastidioso constatare che una fascia muscolare fondamentale per ciò che faccio non era allenata a resistenza come si deve, i movimenti sporchi nonostante i costanti richiami di qualità prima di tutto, le numerose pause ed un giro probabilmente perso, gli sforzi di volontà enormi per essere coerenti al motto periodicamente urlato di "start together, finish together", per finire a non esserlo totalmente come l'ho sempre fatto. Quanto bastava per sentire una delusione nei miei confronti e il rimproverarmi di una costanza che negli ultimi mesi avevo gradualmente decimato, se non fosse che in uno dei seguenti esercizi cardio di wallrun ho dato anche di peggio, buttandomi sui muri alla cazzo, dimezzando la spinta nonostante fossero decisamente bassi, finendo a salire con ginocchia e gomiti per atterrare male al secondo giro causandomi una storta alla caviglia che mi ha messo fuori gioco per la maggior parte dell'esercizio. Dopo di questo qualche prova un po' meglio ma sempre sporca e affaticata, così fino a che non siamo arrivati alla sessione serale con Stephane Vigroux, che ci ha portato ad affrontare dei piccoli percorsini nei quali ho constato con gioia che nonostante le gambe macinate, riuscivo ad effettuare salti di precisione puliti quasi al massimale con poche difficoltà. Quando successivamente ha annunciato che ci portava a fare 300 squat sono inorridito, nonostante ciò tutti quanti siamo stati in grado di farli, così come i successivi minuti di esercizi di braccia ancor più massacranti. A seguire ottimi esercizi di stretching guidati dal buon Giò Arona e il momento più bello della serata, la sessione di rilassamento orchestrata da Stephane: gambe incrociate sul prato, sole al tramonto, respiro lento, sotto controllo, scioglimento della tensione muscolare, isolamento sensoriale, concentrazione su un movimento,  occhi chiusi. Il risveglio come l'essersi appena destati in gruppo dallo stesso sogno.

Il mattino dopo ho visto l'altro aspetto chiaro della disciplina, il silenzio. Stephane ha voluto che il riscaldamento fosse collettivo, non più diviso a gruppi, ma tutti trecento assieme, in cerchio attorno a lui in un prato, il cielo grigio e minaccioso; la pena per il non rispettare il silenzio era chiara, s'iniziava a fare flessioni fino ad arrivare a mille se si perseverava nel trasgredire. Vedere così tante persone muoversi in silenzio, poi fare contemporaneamente le stesse azioni e i stessi rumori quando il momento lo richiedeva, è stato qualcosa che non avevo mai affrontato prima e una parte di me sembrava annullata per fare parte di uno spirito collettivo. Fatto sta che però non tutti avevano inteso il messaggio e di lì a poco ci siamo ritrovati al suolo a fare 100 flessioni, contate dal direttore, che egli stesso eseguiva, dall'inizio fino alla fine senza una variazione o una nota di sforzo nel suo timbro vocale, mentre molti intorno crollavano a terra cercando di rialzarsi per continuare fino alla fine. Mai un mio applauso è stato così doloroso e liberatorio come quello scrosciante che ha seguito la fine del riscaldamento.

Ci sono altre cose di cui vorrei parlare, delle amicizie strette e di quelle consolidate, dei preziosi consigli ed insegnamenti ricevuti da pkgen ma anche dallo staff italiano di supporto (in particolare Axel e Ben di rhizai), ma ritengo che quello che è stato veramente importante per me l'ho già discusso a sufficienza, poi non possiedo le capacità linguistiche necessarie per descrivere realmente il piccolo mutamento che questo evento mi ha causato, sempre che ciò sia possibile...

Ora ho un bel po' di tempo per mettere in pratica ciò che ho imparato, tempo fa avevo parlato di fare un salto e mollare il lavoro, quando già ci avevo rinunciato mi sono trovato ad essere spinto di forza a saltare e anche questo è stato un brusco risveglio giacché credevo ormai di essere solo io ad avere il potere di scegliere quando loro avevano già deciso per me. Non mi resta che stare attento alla pigrizia, da sempre seduttrice e che già mi sta mettendo in difficoltà, ma questo è un altro discorso e ne parlerò in futuro se ne avrò la volontà.





lunedì 14 febbraio 2011

Religione ecosostenibile

Credo che l'unico modello religioso ecosostenibile sia il buddismo. Innanzitutto ha degli standard di sicurezza molto più elevati, causa meno vittime all'anno, i consumi sono decisamente bassi (una o due ciotole di riso a monaco/settimana), sicuramente emissioni zero (o comunque molto basse) e un notevole rapporto qualità/prezzo. Di contro c'è la carrozzeria non particolarmente varia, scarna e poco competitiva a confronto dei modelli più lussuosi cattolico/ortodossi/ebraici, ma qua prezzi e consumi aumentano, a discapito di un peggior funzionamento e una pericolosità accentuata. Gli unici modelli competitivi sono quello induista (ma chi si fida degli standard igienici, di sicurezza e velocità dei prodotti indiani) e quello musulmano, dove la carrozzeria è un po' più varia ma gli standard di sicurezza sono molto bassi. Diffidate dai modelli scientology, si rivelano trappole mortali per i conducenti, spesso con assicurazioni costose e tanti soldi di manodopera. In definitiva il modello buddista sembra il migliore, l'unica cosa fastidiosa è quell'"ooooommm" costante di fondo, ma vi ci abituerete presto.

martedì 8 febbraio 2011

Facciamo il punto della situazione

Ecco un memorandum per il futuro, un modo per fare ordine nella mia vita e visualizzare le insoddisfazioni e i traguardi che mi voglio prefiggere:


  • Musica: chitarra ferma da tempo, amplificatore comprato non si sa bene per cosa, acustica in mano occasionalmente. Milioni di idee che girano per la testa, ancora una forte incapacità tecnica per poterle esprimere, tantomeno l'impegno. Sono tentato di acquistare strumentazione per fare musica elettronica, ma il rischio che siano acquisti che vanno ad occupare spazio per niente è troppo grande;
  • Disegno: altra spina sul fianco, mano libera andata a male dopo anni di saltuario utilizzo, disegno digitale un po' più attivo ma sostanzialmente fermo negli ultimi mesi;
  • Fotografia: un bel blocco di raw fermi da sviluppare, zero idee per fotomontaggi, canon sempre dietro ma a fare peso perlopiù. Fortunatamente a lavoro ho sempre le mani su fotografie, quindi di tecnica non ho perso troppo, ma quello che ho perso è sufficiente a rendere anonime le mie inquadrature... da mesi voglio organizzare il mio flickr con il meglio del materiale che ho, ma non ho cazzi di mettermi a ridimensionare e marchiare tutte le foto, perlomeno finché non troverò un programma che lo faccia in batch.
  • Parkour: qua l'impegno è il più costante, anche se in inverno ho "tradito" spesso e volentieri gli allenamenti. Tuttavia posso dire di non essermi mai fermato a lungo e i risultati iniziano a vedersi, anche se instabili e spesso sacrificanti nei confronti di altri movimenti. La mia intenzione è di iniziare a strutturare bene le fasi di potenziamento e tecnica, in modo da poter lavorare crescendo regolarmente, anziché trovarmi in deficit o in situazioni di sovrallenamento o peggio ancora d'infiammazioni. Il problema per la tecnica è ovviamente relativo agli spot che utilizzo e la loro accessibilità nei periodi in cui mi alleno, anche con tutta la fantasia spesso molti movimenti non trovano applicazione e questo ne porta l'inevitabile perdita... Fortunatamente sto acquisendo maggior controllo del mio corpo e recuperare non è così complicato, perlomeno non come il lavoro di potenziamento, dove mi sto sforzando per riprendere la resistenza che avevo sviluppato fino ad inizio estate, soprattutto per le braccia/spalle e in particolare per gli addominali, interrotti a lungo da un'infiammazione agli adduttori che si è parzialmente cronicizzata sulla gamba sinistra (o meglio, credo di avere un nervo spostato, sento fastidio se faccio un passo lungo e trascinato mentre cammino, ma in fase di allenamento si infiamma di rado e leggermente). Comunque, seguendo l'esempio d'altri, posto una tabella di obiettivi senza alcuna scadenza di tempo, non essendo sicuro di poter avere una costanza sempre ottimale.
  1. Potenziamento: iniziare a lavorare per fasce muscolari settimanalmente, con tre settimane di carico e una di scarico per riposare (concetto da poco appreso); intensificare e recuperare (specie gli addominali), puntare sulle trazioni troppo poco sviluppate e decidermi a dedicarmi alla corsa di resistenza;
  2. Tecnica: l'ossessione che ho per i dolori post-allenamento e l'incapacità di stabilire con sicurezza se siano muscolari, infiammazioni o peggio articolari, uniti al fisico danneggiato da anni di sedentarietà intervallata a sessioni massacranti di sollevamento pesi edili, mi impongono di pulire sempre di più il mio modo di muovermi. Inevitabile quando si fa qualche nuovo passaggio il sovraccaricare male su arti inferiori, ma intollerabile farlo su precision che alleno da più di un anno, o altri movimenti che proseguo da altrettanto; quindi intensificare la concentrazione, la silenziosità e le "sfide con punizioni" che molti dell'ambiente già conoscono. Da questo punto di vista mi sto impegnando molto negli ultimi mesi, ma basta una sera con poca testa per prendersi delle scottature e rischiare di farsi del male. In definitiva il massimale è leggermente accantonato rispetto alla qualità, tuttavia voglio amplificare wallrun e running precision, dove mi sento molto indietro, riprendere in mano dash e under-the-bar, fare tanto equilibrio e riuscire a tenere la verticale;
  3. Trick e grossate: sparati i primi 4 palmspin con inclinazione a 65°, farne qualche centinaio e iniziarli a portare su 90°, lavorare sulla ribaltata con più cura per poter iniziare a pensare al primo frontflip (anche se la strada è ancora lunga), tentare qualche twist e poi iniziare a ragionare su come fare un b-twist. La grossata che vedo vicina è il climb-up ad una mano, ma non so se sia solo un'illusione. (Fixed, ne riparliamo tra un bel po' di anni)

  • Lavoro: non salterò come annunciato precedentemente, le cose sono più stabili (anche se dubito duri a lungo), ma spese che devo affrontare per la macchina e altre cose mi hanno azzoppato, i progetti verso i quali volevo investire le mie energie (e anche parte dei miei risparmi) sono sfumati. In definitiva raccolgo il consiglio di chi mi ha detto di prepararsi ad avere un atterraggio accessibile, anziché lanciarmi nel vuoto. Certo rimarranno i rimpianti, del non avere tempo libero a sufficienza, di non fare "cose da giovani" quali esperienze di lavoro all'estero e viaggi, ma non essendo sicuro che comunque farei queste cose, per ora va bene così. Il fastidio più grande è dovuto al fatto che le poche e frammentate ferie che avrò, saranno sempre i punti dove tutto quello che si è accumulato dovrà essere svolto, dandomi poco riposo e poche opportunità di muovermi.
  • Vita varia: letture molto lente, cultura che se ne va a rotoli, non so da quanto tempo non entro in un museo, ma il tempo è sempre poco e l'ossessione che ho per il risparmiare mi limita molto in queste cose... L'alimentazione è molto più ordinata e completa di una volta, ma permangono i problemi allo stomaco; anche se sono certo che siano prevalentemente di origine psicosomatica, i disordini occasionali infieriscono, la pessima masticazione, nervosa e incontrollabile, ancor di più... per fortuna fumo e bevo alcool un quarto rispetto ad una volta! Il sonno non ne parliamo, continua ad essere una tortura; la testa sembra più positiva e stabile di una volta ma devo lavorarci molto, soprattutto per quello che riguarda la mia sfera relazionale, affettiva e con gli altri esseri umani.
In definitiva tante insoddisfazioni, qualche piccolo traguardo raggiunto, impellente il bisogno di impegnarsi maggiormente, ma come sempre il tempo è poco e la stanchezza tanta.

lunedì 17 gennaio 2011

Love, pt.3



Where are you going?
I want to know
Where are you going?
I want to know
Please give your life
To me
I'd take your life
From you
White roses cover
Your head, hands and heart
White roses cover
Your head, hands and heart
Please give your love
To me
I'd give my life
For you
How can such beauty
Be torn by flesh?
How can such beauty
Be torn by flesh?
Please give your life to me
I'd give my love for you

Love, pt.2

Love, pt.1

L'etera si chinò su di lui e lo contemplò negli occhi cerchiati di stanchezza.
"Sei il miglior amante che io abbia mai visto" disse pensierosa. "Sei più forte degli altri, più flessibile, più tenace. Hai ben appreso l'arte mia, Siddharta. Un giorno o l'altro, quando sarò più vecchia, voglio avere un figlio da te. Ma con tutto questo, amore, tu sei rimasto un Samana, con tutto questo tu non mi ami, non ami nessuna creatura umana. Non è così?".
"Può ben darsi che sia così", disse Siddharta con stanchezza. "Io sono come te. Anche tu non ami, altrimenti come potresti fare dell'amore un'arte? Forse le persone come noi non possono amare. Lo possono gli uomini-bambini: questo è il loro segreto".


Hermann Hesse - Siddharta

lunedì 10 gennaio 2011

Un salto nel vuoto

Non riesco a dormire, a letto ho troppo caldo, perciò ne approfitto per scrivere a riguardo di pensieri che da lungo tempo mi tormentano, anche se tra poche ore dovrò alzarmi per andare a lavoro.
Come amici e parenti già sanno, tra due-tre mesi il mio contratto attuale lavorativo scadrà e io probabilmente non lo rinnoverò. La scelta può sembrare egoista, se non pazza, considerando come va il mercato occupazionale attuale e quante già difficoltà c'erano, prima di questa crisi, nel mio settore che riguarda la grafica pubblicitaria. Rinunciando al mio attuale impiego, che dura da quasi un anno e mezzo tra contratti con agenzia e di prova con l'azienda stessa, mi taglio via la possibilità di un posto fisso, di uno stipendio da impiegato che per quanto miserabile è il meglio che un giovane impaginatore possa ambire in zona, alle ferie maturate dopo mesi di quasi totali rinunce, ad una sede decisamente a pochi chilometri da casa e sostanzialmente alla comodità di svolgere una mansione nella quale io sono unico responsabile ed esperto e nella quale non posso trovarmi in difficoltà di incompetenza. Gettare via tutto questo per un proverbiale salto nel vuoto, senza concrete prospettive lavorative future, senza idee fondamentalmente chiare, con lo spettro di ritornare alla tanto odiata manovalanza edile con mio padre, ma con un discreto "tesoretto" di risparmi costatomi numerose rinunce (che però non durerà a lungo con le spese di casa e tutto quello che gli va dietro) ed un modesto bagaglio d'esperienza, maturata in questi anni d'attività... 

Molti miei parenti esprimono perplessità a riguardo delle mie dichiarazioni, come già dimostrato non del tutto infondate, cercando poi di minimizzare i miei problemi, descrivendoli come "natura globale" di quello che sono un po' tutte le realtà lavorative, finendo poi di nuovo col esortarmi a non fare salti nel buio, a pensare ai sensi di colpa e allo stress che maturerò quando mi ritroverò disoccupato, alla frenetica ed ansiosa ricerca di una soluzione, alla svilente conseguenza di perdere la propria "relativa" indipendenza economica alla quale sono abituato da quasi 4 anni. Di certo altri dubbi che si aggiungono ai miei dubbi, la visione non è incoraggiante e temo anche il crollo di quella pianificazione attenta e fin troppo maniacale del mio tempo libero per sfruttarlo al meglio, a favore del ritorno di una pigrizia morbosa che mi attanaglia da sempre.

Ma perché rinunciare a tutto questo? 
I motivi sono numerosi quanto i dubbi, pesandoli sulla bilancia dell'indecisione: ho scoperto qual'è la realtà aziendale e ne sono profondamente disgustato, odio tutto quello che riguarda i rapporti tra datori e dipendenti, dal servilismo, allo sfruttamento, all'incapacità di incoraggiare, alla pretesa di acquistare una vita in cambio di denaro; ancor di più odio l'ignoranza politica e sociale di molti dei miei colleghi - che già troppe volte mi ha portato vicino allo scontro verbale - , l'arrendevolezza con la quale si sono dovuti adattare alla loro vita da servi - anche se ne capisco pienamente le motivazioni, ma dalle quali mi sento ancora estraneo -, la quasi totale mancanza, se non rinuncia, di passioni concrete che non siano semplici hobbies; non voglio più essere spettatore di insegnamenti vili quali "anche se sai che è una merda, se ti dicono che è buona devi mangiartela e sorridere" e infine voglio sentire la spinta di qualcosa che mi faccia tornare a crescere ed imparare, aggiornare la mia esperienza, che ormai si sta già fossilizzando.

Questi i motivi principali, uniti al poco tempo libero; alla comodità di avere un posto vicino a casa che con due ore di pausa pranzo ti obbliga a tornare e fare quattro volte lo stesso giro in una giornata -a discapito delle tasche (vedi costo della benzina), nonché al tempo stesso che risulta difficile da organizzare e sacrificato-; al fastidio per il modello doc di collega scaltro con le battute e cascamorto - così differente dal mio generalmente introverso -; alla scarsa soddisfazione che i titolari di un'azienda in crescita riescono a dare ai loro poveri muli; al tendenzialmente poco gusto di questi che li porta a scegliere spesso i peggiori tra i lay-out che gli propongo; all'aria pesante di beghe varie che grava là dentro; alle dimenticanze, o quantomeno confusioni, in busta paga che capitano non così poco spesso, e soprattutto ai numerosi periodi di poco lavoro grafico che mi hanno costretto a prestarmi a lavori di pura manovalanza del commerciale, spesso consistenti nel solo dover premere una sequenza di tre bottoni per giorni e giorni, condizioni che hanno gravato sul mio carico di stress portandolo a livelli di pura depressione nichilista che credevo ormai di aver sigillato, con conseguenze sui miei allenamenti, sulla mia vita affettiva, sul mio benessere fisico e molto altro.

In conclusione, non credo che questo salto nel vuoto sia del tutto senza serie motivazioni, ma come sempre le comodità della vita fanno vacillare di fronte al baratro... i miei allenamenti mi insegnano a saltare e superare il vuoto, ma di fronte ad un salto che ci rende insicuri, quando c'è la determinazione e la paura incombente - di rimanere schiavo di una vita che non si vuole, a fianco di persone nelle quali non ci si riconosce -, si può spingere a fondo eliminando l'insicurezza e avendo più possibilità di atterrare correttamente, ma quando non c'è tutto ciò, solo la coscienza di dover fare un salto per poter progredire, la mente trema pensando a tutti i rischi che si corre, l'idea di lanciarsi può soccombere rifugiandosi nelle recenti soddisfazioni - la scelta di un lay-out che piace anche a me, un carico di lavoro giusto che mi tiene sempre occupato, la tranquillità di un periodo che ha "regalato" ferie -; da qui buttarsi potrebbe essere un disastro, un tentativo impacciato di volare che potrebbe essere tragica fonte di dolori e pentimenti...

Ed io riuscirò ad atterrare o mi schianterò miseramente al suolo? Ma soprattutto, troverò il coraggio che mi serve per fare questo salto?

venerdì 7 gennaio 2011

Dancers to the Oblivion


Ultimo lavoretto, ispirato da una serie di fotografie di fiamme fatte a capodanno, che sto sviluppando dai raw... Come sempre mi convince poco l'esecuzione, ma l'idea è piacevole. Presento anche il nuovo marchio per i miei lavori, un po' troppo pesante...