lunedì 30 maggio 2011

Love Will Tear Us Apart


When routine bites hard,
And ambitions are low,
And resentment rides high,
But emotions won't grow,
And we're changing our ways,
Taking different roads.

Then love, love will tear us apart again.
Love, love will tear us apart again.

lunedì 23 maggio 2011

Meditazione

Tra i vari souvenir che mi sono portato a casa dal Parkour Meeting di Milano dello scorso marzo, nota di merito va senza ombra di dubbio alla sessione meditativa-distensiva tenutasi a fine allenamento del primo giorno sotto la direzione di Stephane Vigroux. In maniera assolutamente profana e disinformata oserei definire la seduta come Yoga: i passaggi da seguire molto semplici, classica posizione a gambe incrociate e mani raccolte, regolarizzazione del respiro e progressiva distensione muscolare, chiusura degli occhi e concentrazione su un movimento che si è eseguito in giornata e si vuole perfezionare. Successivamente si prosegue nel tentativo di svuotare la mente - il che non equivale a dire "smetto di pensare", bensì a perdere gradualmente la concentrazione su ogni singolo pensiero, lasciandolo dissolversi autonomamente -, facendo sempre attenzione a mantenere il corpo rilassato e il respiro regolare, passando poi per uno stadio nel quale si cerca di fondere il proprio io con l'ambiente circostante e infine concludendo con il risveglio

Fin qui nulla di nuovo o particolarmente eclatante che non si sia già accomunato alla varia paccottiglia new-age e/o orientalista alla quale siamo abituati ormai quotidianamente, eppure questo passaggio è entrato pienamente a far parte della mia routine di allenamento, in conclusione dopo una buona seduta di stretching. Per quale motivo? Nella forma più immediata mi offre la capacità di rilassare totalmente la muscolatura e di riprendere un ritmo cardiaco normale, grazie a ciò (non so esattamente per quali meccanismi anatomici) i tempi di recupero si accorciano notevolmente e riesco ad eliminare buona parte della stanchezza del carico effettuato, permettendo di allenarmi il giorno successivo con la stessa intensità. Ma anche l'azione che ha sulla mente è notevole, sebbene in misura molto più ridotta, dato che vedo piccoli miglioramenti su movimenti che da lungo allenavo e non riuscivo a perfezionare nonostante le continue ripetizioni.

Vicino a questo tema è il cosiddetto training autogeno, che da anni conosco e pratico con esercizi base in maniera superficiale e altamente incostante... Il fascino che queste pratiche esercitano in termini di aumento della propriocezione è però affiancato alla paura dei rischi anche gravi che si possono intercorrere a livello psico-motorio. A questo punto potrei dire di aver raggiunto una certa stabilità con le sedute meditative precedentemente esposte, ma non mi basta, voglio andare oltre e perciò inizio ad implementare queste in vari momenti della giornata, portandole in una direzione più "buddista", rivolte a qualcosa che oltrepassi le barriere del proprio Io.

Ho constatato che la concentrazione è il fattore determinante di questa attività, è la parte che più ti eleva isolandoti dalla realtà, mettendoti di fronte al tuo obbiettivo e nient'altro intorno. Alcuni noteranno una certa spiritualità in questo stato di coscienza, quindi si può dire che nell'allenarsi, disegnare, suonare, lavorare o ovunque laddove l'attenzione sia stimolata fino a raggiungere livelli altissimi, si può trovare qualcosa di ascetico ed elevatorio, eppure c'è sempre un legame strettamente terreno che ci limiterà in questo ad una semplice conseguenza di quello che facciamo. 
È per questo che ho deciso di dedicarmi in minima parte ad un'azione che sia rivolta unicamente al mio Io e non all'iterazione col mondo... 
Se da una parte c'è un'ingenua praticità volta in termini di guadagno di rilassamento, conciliazione del sonno, propriocezione, dall'altra c'è la necessità forte come mai prima d'ora di riordinare la mia testa, migliorare la mia persona e la mia presenza nel mondo, raggiungere  stadi di coscienza superiori e magari ambire ingenuamente al raggiungimento di un qualche Nirvana.

Un po' di spiegazioni

In questi giorni ho deciso di cancellare il mio profilo facebook. Il mio disappunto nei confronti dei socialnetwork l'avevo già espresso dal primo post di questo blog, tuttavia è giusto fornire una spiegazione in merito questa decisione, a chi è arrivato qua dai link che ho lasciato sui miei ultimi post:
  • Innanzitutto SI, è una manovra per pubblicizzare un minimo questo mio blog, sebbene il quale sia ancora spoglio di utilità e ricco di autocommiserazioni e seghe mentali, diventerà a breve la centralità della mia presenza sul web, ovviamente cercherò di migliorare la mia capacità di scrittura e la qualità dello scritto, venendo incontro ad una qualche ricercatezza di quello che condivido. Qualcuno potrebbe obiettare che questo si può fare tranquillamente su FB, ma in limiti in termini di dispersione (in un luogo dove tutti gridano la propria si diventa sordi velocemente), di durevolezza di quello che viene scritto, la ridotta capacità di lettere a disposizione nello status che ci obbliga a ripiegare in mezzi meno visibili quali le note (sebbene più durevoli), rendono la comunicazione un punto di forza dei blog e un terreno palustre FB;
  • Il tempo non torna, e facebook me ne fa perdere a dismisura. Inevitabilmente penso a quante lettere ho sottratto alla lettura di un buon libro (da sempre mia grande passione, ora decimata), allo studio, ad una maggiore informazione o alla stessa stesura di ciò che avrei voluto scrivere qua, il tutto per un cazzeggio estenuante e di dubbia utilità... Non parliamo poi dei minuti che avrei potuto dedicare al suonare, al disegnare, al fare qualcosa di utile ma anche al "semplice" dormire - all'allenamento no, su quello sono integerrimo :D -  o che avrei potuto perdere in qualsiasi modo migliore. Il fatto è che nel mio piccolo mi sento un facebook-dipendente, non in una dimensione estrema ma in una molto più ordinaria e "normale", e non sapendo impormi un limite preferisco cessare la mia presenza almeno finché non sarò certo di poter ottenere un giusto equilibrio;
  • Morbosità. In questi anni le persone hanno portato la loro vita su questo social network e allo stesso modo hanno alimentato una curiosità "forzata" ad ottenere informazioni su ogni singolo individuo, una sorta di piazza del pettegolezzo dove inevitabilmente ci si ritrova a farsi i cazzi degli altri. Chiamatela sega mentale, ma non sono sicuro che questo sia un qualcosa di positivo, personalmente lo trovo torbido e soprattutto poco utile a conoscere i propri contatti, a determinare come sia la persona da post e link, magari creandosi un'idea totalmente sbagliata di essa... Il mio diventerà forse un vano tentativo di essere più social e meno network, è vero che ci sono elementi come la chat che ho usato poco e che permettono di confrontarsi velocemente, ma allora preferisco decisamente msn, che con un po' di accorgimenti (password che non sia di 4 lettere, blocco immediato di contatti che improvvisamente ti rimandano a strani link scrivendoti in inglese, un buon antivirus e un programma decente come aMSN) è decisamente sicuro, e almeno là si possono mettere le cazzo di faccine che si vogliono :3;
  • Anticonformismo, si, questo banale ed arcaico sentimento da bastian contrario, che mi spinge ad agire in maniera opposta a quello che fanno gli altri è anche una questione di coerenza, considerato che ho sempre contestato questo mezzo, ma l'essermi presentato solo in ultimo con un nome vero che non fosse uno pseudonimo o un anagramma non è più sufficiente a dimostrare una coesione di principi. Sia ben chiaro, non sputo in faccia a questo social network, ritengo che sia fondamentale per alcuni meccanismi di informazione veloce senza censura, ha permesso addirittura di organizzare rivoluzioni in nordafrica, tuttavia personalmente mi sento decisamente stordito e impigrito da questa enormità di link ed eventi, e con questo apro un altro paio di capitoli;
  • Già da tempo ci sono allarmi sul effetto sociale che ha facebook, e non posso non notare una certa plastificazione dei rapporti umani, dove ricordarsi del compleanno di una persona diventa un dovere facilmente ovviabile, dove  la tua vita è di dominio pubblico e già molti sanno cosa ti è successo, stroncando di molto la comunicazione reale tra persone (felice di non aver varcato questo limite). Inevitabile poi la marea di complessi che genera un sistema che di default si basa su concetti di "popolarità da college", ma l'aspetto a mio parere più preoccupante è quello legato alla sfera emozionale, la sensazione è quella di ritrovarsi più apatici ed indifferenti e ancor più spaventosamente ridotta è la capacità di ridere. Laddove una volta un'immagine demenziale presa dal web ti faceva sbellicare per un quarto d'ora, attualmente in una marea immane di cazzate, video e immagini, ci si ritrova al massimo a sorridere come ebeti davanti allo schermo e ad esprimere questo divertimento con un "lol". Vero è che la comicità è un terreno che si presta ad un veloce deperimento, e che i vari tormentoni non aiutano, resta il fatto che alcune trovate sono veramente geniali, eppure difficilmente strappano qualcosa di simile ad una risata di gusto, peggio ancora questa incapacità la sento sempre più evidente anche oltre quello che è internet, pertanto voglio evitare di oltrepassare quel confine che possa privarmi di una risata sincera nella "vita reale";
  • Dispersione, ancora questa, ma non in termini di visibilità, bensì di capacità di memorizzare. Così come sono presenti cagate aberranti, su FB trovano spazio anche riflessioni argute, citazioni che non si conoscevano, affascinanti passi da libri e quant'altro. Ma sempre per un effetto di sovrabbondanza d'informazioni, queste rimangono poco nulla in mente, i meccanismi d'attrazione e distrazione fanno in modo che rimangano in circolo nella memoria breve per qualche minuto per poi sparire quasi definitivamente. La sensazione è quella di trovarsi in un bazar cinese, dove ad oggetti utili si accosta paccottiglia colorata, inevitabile che il risultato sarà perlopiù l'indifferenza. Questo è un altro dei punti che rendono un mezzo meraviglioso un terreno paludoso, dove solo poco riesce ad emergere superficialmente dal fango;
  • Motivi personali, qualcuno l'avrà pensato e intuito il perché, ovviamente non spiegherò quali, ma ce ne sono, tuttavia l'influenza che hanno nella mia decisione è di modesto rilievo;
  • Funziona male, inutile dirlo, la gestione è penosa e i bug anche troppi, motivo in più per non averlo.

Questo è tutto, mi rimando al giudizio personale di chi sarà giunto fin qua, ci tengo a precisare che non mi faccio illusioni sul fatto che ora sarò al sicuro dal trattamento di tonnellate di dati personali a scopi pubblicitari, o che la digos prima o poi verrà a prendermi a casa, tantomeno non escludo un mio ritorno, magari affranto da sindrome da *forever alone*... ma ora come ora la mia domanda è: posso vivere tranquillamente senza? 

venerdì 20 maggio 2011

How Does It Make You Feel




I am feeling very warm right now
Please don't disappear
I am spacing out with you
You are the most beautiful entity that I've ever dreamed of

At night I will protect you in your dreams
I will be your angel
You worry so much about not having enough time together
It makes no difference to me
I would be happy with just one minute in your arms
Let's have an extended play together
You're telling me that we live to far to love each other
But your love can stretch further than you and I can see
So how does it make you feel?

How does it make you feel?
How does it make you feel?
How does it make you feel?
How does it make you feel?

Do you know when you look at me
It is a salvation
I've been waiting for you so long
I can drive on that road forever
I wish you could exist to live on my planet
Well it's very hard for me to say these things in your presence
So how does it make you feel?

How does it make you feel?
How does it make you feel?
How does it make you feel?
How does it make you feel?

So how does it make you feel?
Well, i really think you should quit smoking

lunedì 16 maggio 2011

Paura

Nonostante la bella esperienza del freemind, queste sono giornate all'insegna della paura per me.
Ho difficoltà a guardare al futuro con fiducia, sono sempre stato tendenzialmente pessimista, ma nell'ultimo anno ero riuscito a debellare gran parte dei miei timori e a sentirmi già più speranzoso e deciso, mentre ora mi ritrovo a brancolare nel buio. Ho paura di quello che accadrà, di non riuscire a trovare un lavoro, di non raggiungere una stabilità o una situazione sufficiente a farmi uscire da questa casa e allontanarmi da una persona che mi sta distruggendo, che mi sta rendendo sempre più simile a lei negli aspetti più negativi, cosa che mi è già costata la perdita della persona che più amavo. Paura di non ritrovare qualcuno come Lei, che mi sappia consolare ed amare sinceramente, paura che potrei ritrovarmi a commettere gli stessi errori anche se ritornasse, paura della solitudine, alimentata dall'angoscia di vedere poco i miei amici, paura di una splendida compagnia che si sta sfaldando, paura delle persone e del loro giudizio, paura che quello splendido sogno che è il parkour prima o poi possa fermarsi col logorarsi del mio corpo già dolorante, paura della mia incapacità di comunicare e di essere compreso, paura di essere passivo a tutto ciò, paura di non riuscire ad inoltrarmi nel viaggio che sto programmando, paura che tutto ciò sarà inutile se non dannoso. Alcune infondate magari, altre molto reali, fatto sta che il disagio è forte e il mio voler trovare un posto a questo mondo, un barlume di pace con se stessi e il resto si fa sempre più lontano... Si dice che si può essere padroni del proprio destino, ma non so da che parte guardare o forse sono troppo pigro per muovere le gambe e camminare verso la direzione che voglio.

lunedì 9 maggio 2011

Ritorno

Dopo quasi tre anni sono ritornato nel posto dove ho vissuto durante la mia infanzia, un luogo sperso negli Appennini della Romagna, isolato da buona parte del mondo. È stata una visita più di dovere che di piacere, non solo per i piccoli lavoretti che ho fatto per tenere ancora un po' in ordine quella casa, ma anche per visitare persone che nella solitudine di quelle colline non si sono mai dimenticate di me, e per cercare di stare un po' in compagnia e in pace con mio padre, sebbene (soprattutto da parte mia) sia sempre difficile.

Non ho lasciato molto spazio alla contemplazione di quei splendidi paesaggi, ho tentato di allenarmi, volevo filmare qualche passaggio tra le rocce ma data la scarsità dei miei mezzi e il fastidio che provavo nel guardare la mia immagine registrata, ho abbandonato subito l'idea, anche per l'aver constatato come il mio parkour goffo e pesante sia un agente erosivo più veloce ed efficace di vento e pioggia. Mi sono limitato a fare qualche monkey e precision nei muretti davanti casa, nei limiti del gioco svogliato, e a vagare in solitudine nei paraggi, passando più tempo a divorarmi in solitudine coi miei pensieri e le sigarette che ad ammirare quello che mi circondava.

Tuttavia credo sia stata una scelta giusta tornare là, perlomeno per camminare fino dall'ottantacinquenne "vicino" che è stato quasi un nonno per me e trascorrere mezz'ora a parlare con lui, a restituirgli un po' di quella compagnia e ospitalità che ha sempre offerto in cambio di nulla e a rendermi conto cos'è la vera solitudine, ricordando chi non c'è più ora, constatando la crudeltà del ritrovarsi senza gli affetti più importanti in una zona del mondo che da 60 anni a questa parte è sempre più morente e spopolata.

Per il resto sono stati tre giorni immerso nella natura, a respirare un po' di aria sana e a bere acqua di sorgente (e anche un bel po' di Sangiovese locale), a depurarmi, anche se purtroppo le notti non sono state rilassanti come avrei voluto, data l'angoscia dei miei pensieri che mi tenevano sveglio nonostante mi trovassi in uno di quei rari posti dove l'inquinamento acustico e luminoso è ancora pari al 0%.

Questo è stato il mio ritorno in quel luogo, a giocare svogliatamente tra i sassi nella solitudine, come tanti anni fa.