lunedì 4 aprile 2011

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Fiore perfetto nella semplicità di un la minore.

Post-Milan Monkeys parkour meeting e altre vicende

È difficile spiegare chiaramente cos'è stato il meeting di parkour tenutosi la settimana scorsa a Milano per me e per la mia crescita in termini di esperienza ed evoluzione di pensiero, sicuro è che si è trattato di un avvenimento che porterò a lungo nel cuore e soprattutto terrò a mente per ciò che mi ha insegnato.
Quando i ragazzi del gopk mi parlavano degli allenamenti che avevano affrontato con lo staff di parkour generation come un'esperienza indimenticabile, immaginavo che tutto ciò fosse particolarmente ristretto quasi unicamente ad un potenziamento massacrante, e se in parte è stato realmente così, quello che è scaturito dentro di me è stato ben diverso dalla sola fatica, pesante ma che avevo già affrontato nel recente passato.
La sola sessione "Domande e risposte" del venerdì sera mi aveva dato nuovi spunti sul quale riflettere, su quale sia la natura di ciò che pratico, di come sia marcatamente distante dal mondo del free-style concettualmente ma combaciante per quello che riguarda la crescita del tracciatore - sia questo gioco o test delle proprie capacità - e di come sempre e comunque ciò si riconduca ad un vero confronto con noi stessi senza scuse, riguardo a quello che sappiamo fare in ogni situazione, di quanto è reale il nostro impegno e la nostra costanza... Parole e valori emersi in una sera che mi hanno spinto appunto ad interrogarmi, ma non sono stati incisivi come lo è stata la pratica vera e propria dei giorni seguenti.

L'inizio dell'allenamento è stato a dir poco demoralizzante, sarà stata complice anche la stanchezza delle poche e fredde ore di sonno all'interno della palestra che ci ospitava, fatto sta che l'inizio della sessione di quadrupedie con Dan Edwardes è stata una secchiata di acqua gelida sulla schiena. Il primo giro di andata e ritorno l'ho affrontato decisamente con facilità, trattandosi della quadrupedia base avanti e indietro, ma dal giro successivo, con modelli  che non avevo mai visto in vita mia, ho iniziato amaramente a perdere colpi. Quadricipiti che esplodevano, il fastidioso constatare che una fascia muscolare fondamentale per ciò che faccio non era allenata a resistenza come si deve, i movimenti sporchi nonostante i costanti richiami di qualità prima di tutto, le numerose pause ed un giro probabilmente perso, gli sforzi di volontà enormi per essere coerenti al motto periodicamente urlato di "start together, finish together", per finire a non esserlo totalmente come l'ho sempre fatto. Quanto bastava per sentire una delusione nei miei confronti e il rimproverarmi di una costanza che negli ultimi mesi avevo gradualmente decimato, se non fosse che in uno dei seguenti esercizi cardio di wallrun ho dato anche di peggio, buttandomi sui muri alla cazzo, dimezzando la spinta nonostante fossero decisamente bassi, finendo a salire con ginocchia e gomiti per atterrare male al secondo giro causandomi una storta alla caviglia che mi ha messo fuori gioco per la maggior parte dell'esercizio. Dopo di questo qualche prova un po' meglio ma sempre sporca e affaticata, così fino a che non siamo arrivati alla sessione serale con Stephane Vigroux, che ci ha portato ad affrontare dei piccoli percorsini nei quali ho constato con gioia che nonostante le gambe macinate, riuscivo ad effettuare salti di precisione puliti quasi al massimale con poche difficoltà. Quando successivamente ha annunciato che ci portava a fare 300 squat sono inorridito, nonostante ciò tutti quanti siamo stati in grado di farli, così come i successivi minuti di esercizi di braccia ancor più massacranti. A seguire ottimi esercizi di stretching guidati dal buon Giò Arona e il momento più bello della serata, la sessione di rilassamento orchestrata da Stephane: gambe incrociate sul prato, sole al tramonto, respiro lento, sotto controllo, scioglimento della tensione muscolare, isolamento sensoriale, concentrazione su un movimento,  occhi chiusi. Il risveglio come l'essersi appena destati in gruppo dallo stesso sogno.

Il mattino dopo ho visto l'altro aspetto chiaro della disciplina, il silenzio. Stephane ha voluto che il riscaldamento fosse collettivo, non più diviso a gruppi, ma tutti trecento assieme, in cerchio attorno a lui in un prato, il cielo grigio e minaccioso; la pena per il non rispettare il silenzio era chiara, s'iniziava a fare flessioni fino ad arrivare a mille se si perseverava nel trasgredire. Vedere così tante persone muoversi in silenzio, poi fare contemporaneamente le stesse azioni e i stessi rumori quando il momento lo richiedeva, è stato qualcosa che non avevo mai affrontato prima e una parte di me sembrava annullata per fare parte di uno spirito collettivo. Fatto sta che però non tutti avevano inteso il messaggio e di lì a poco ci siamo ritrovati al suolo a fare 100 flessioni, contate dal direttore, che egli stesso eseguiva, dall'inizio fino alla fine senza una variazione o una nota di sforzo nel suo timbro vocale, mentre molti intorno crollavano a terra cercando di rialzarsi per continuare fino alla fine. Mai un mio applauso è stato così doloroso e liberatorio come quello scrosciante che ha seguito la fine del riscaldamento.

Ci sono altre cose di cui vorrei parlare, delle amicizie strette e di quelle consolidate, dei preziosi consigli ed insegnamenti ricevuti da pkgen ma anche dallo staff italiano di supporto (in particolare Axel e Ben di rhizai), ma ritengo che quello che è stato veramente importante per me l'ho già discusso a sufficienza, poi non possiedo le capacità linguistiche necessarie per descrivere realmente il piccolo mutamento che questo evento mi ha causato, sempre che ciò sia possibile...

Ora ho un bel po' di tempo per mettere in pratica ciò che ho imparato, tempo fa avevo parlato di fare un salto e mollare il lavoro, quando già ci avevo rinunciato mi sono trovato ad essere spinto di forza a saltare e anche questo è stato un brusco risveglio giacché credevo ormai di essere solo io ad avere il potere di scegliere quando loro avevano già deciso per me. Non mi resta che stare attento alla pigrizia, da sempre seduttrice e che già mi sta mettendo in difficoltà, ma questo è un altro discorso e ne parlerò in futuro se ne avrò la volontà.